Tutoraggio in carcere

L’Università degli Studi di Milano garantisce il diritto allo studio delle persone detenute nelle carceri lombarde attraverso le attività e il supporto del Progetto Carcere, attivo dal 2015 con il suo Polo Universitario Penitenziario (PUP) e attualmente presente in otto Istituti penitenziari.

Studiare in carcere in completa autonomia può risultare molto difficoltoso: per questo il Progetto Carcere, sin dal suo avvio, ha dato centralità alla figura del tutor universitario. Si tratta di una figura di mediazione intra ed extra moenia, che ovvia ai limiti oggettivi con cui una persona privata della libertà si deve confrontare, contribuendo così alla traduzione pratica del diritto allo studio della persona ristretta.

L’Università degli Studi di Milano prevede diverse modalità di tutoraggio per le persone ristrette ma si distingue, in particolare, per il ricorso prevalente al tutoraggio peer-to-peercaratterizzato da un aiuto “da studente a studente”. Tale scelta non solo ha consentito di poter assegnare – pur a fronte di un aumento costante degli studenti ristretti – a ciascuno studente ristretto almeno un tutor dedicato, ma ha anche consentito la creazione di una vera e propria comunità studentesca composta da persone libere e ristrette che, accomunate dalla condizione di studenti universitari, danno vita a un incessante scambio di sapere e consapevolezza. Proprio grazie al contribuito di studentesse e studenti che prestano servizio come tutor, la Statale è arrivata a costituire, in pochi anni, la più ampia rete di tutor in Italia

In concreto, l’attività di tutoraggio consiste nel supporto nel percorso di studio di uno o più studenti ristretti e si traduce nella costruzione di un metodo di studio efficace, nell’affiancamento per la preparazione degli esami e nella gestione dei contatti con i docenti e dei materiali didattici tra carcere e Biblioteche di Ateneo. Il/la tutor segue lo studente ristretto in ogni passo del suo percorso di studi: lo indirizza nella scelta degli esami, gli porta i materiali o gli appunti necessari per prepararli, lo aiuta a studiare e nei ripassi in vista degli esami.

Chi intraprenda l’attività di tutoraggio è tenuto a seguire alcuni incontri formativi volti ad acquisire conoscenze di base circa il contesto penitenziario, in cui si troverà a operare, e, più in generale, su metodi e natura dei percorsi didattici svolti in carcere.

L’attività richiede un impegno minimo di un paio di incontri al mese per almeno sei mesi, non vincolati a giorni o orari specifici – se non quelli dell’Istituto.